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giovedì 16 novembre 2017

Dolls of the World - Lady Tanzania

E con questo chiudo il capitolo Tanzania. Ho tergiversato a lungo con l'idea di postare foto di Stone Town e delle piantagioni, ma in realtà non aggiungono assolutamente nulla alla meraviglia del viaggio vissuto quest'estate: animali e natura, terrestre & marina.
First challenge: abito Maasai con quelle collane meravigliose di perline, o abito "safari"? Ho da tempo immemore un taglio di seta leopardato in scala perfetta, preso apposta per quando sarei andata in Africa. Dopo un po' di tentennamneti ho optato per l'abito Maasai.
Second challenge: l'idea, come al solito è semplice ma ambiziosa. Modificare un abito tradizionale in modo che sia un po' più sexy, un po' più "da lady" e meno "da contadinella" (provate a cercare su internet "traditional dress of....": 90% sono abiti con gonnellona e grembiulino da allegra pastorella. Non adatti alla mia sfilata di Ladies).

Quindi come si vestono le donne Maasai? Tunica semplicissima in colori prevalentemente scuri e mantello di lana con fantasia tartan o a tinta unita, prevalentemente sul rosso. Diciamo che l'abbinamento predominante tunica/mantello è rosso scuro e blu, a piacere. Più i collari di perline, ciascun colore dei quali ha un preciso significato. Orecchini a grappolo in argento e perline. Capelli cortissimi se non rasati a zero.


Traditional Maasai clothes

Traditional Maasai jewellery

Traditional Maasai jewellery

Ecco la mia interpretazione.
Lady Tanzania
Abito in crépe de chine blu elettrico, taglio a sirena bordato di perline bianche e nere (terribile, non finiva mai!!).
Mantello in viscosa rosso a motivi tartan. Orlo sfrangiato.
Detail of beading work on the skirt hem
Collana di perline, ricamate a mano su una base di feltro, fascia per capelli sempre di perline, decorata con piccoli chiarm in argento e catene sottili, orecchini in argento.
Jewellery for Lady Tanzania
Beaded necklace detail
Earrings and other jewellery details
 Calze sottili marrone scuro e sandali in camoscio.
Sandals
Bastone/scettro tribale, realizzato in feltro, cuoio, paillettes, perline e piume.
Tribal staff/sceptre
Lady Tanzania closeup

Sono molto contenta del risultato. Ecco, lei è una di quelle che ha colpito nel segno immediatamente. La guardo e non vedo particolari che penso portei rifare meglio.

Che ve ne pare?

Valentina

domenica 17 settembre 2017

A trip of a lifetime 5 - Zanzibar (Nungwi & Mnemba)

Ed eccoci all'ultima tappa del viaggio. Zanzibar.
Isola dal nome esotico, terra di spezie e di schiavi. Nella mia mente si rincorrono immagini di spiagge bianche, palme che si specchiano nell'acqua cristallina dell'Oceano Indiano, piantagioni profumate di chiodi di garofano, piccole scimmie che saltano fra i rami della foresta.
Non amando particolarmente il mare, immagino che utilizzerò questi giorni per incamerare ogni singola immagine e sensazione dei parchi appena visti e cercherò di approfittare di uno scenario tropicale per foto spettacolari. Non che io sappia fare foto spettacolari, ma se spettacolare è il posto, anche la foto più "normale" rende bene. Ah, voglio anche provare nuovamente lo snorkeling che mi è piaciuto tanto. E magari un po' di shopping-artigianato locale, a cui finora non sono riuscita a dedicarmi. Così mi dico.
Peccato che non riuscirò a fare praticamente nulla di tutto questo. 
Welcome to Nungwi
Siamo in un punto piuttosto "sfortunato" per quanto riguarda le maree (siamo sulla punta nord, a Nungwi). Nel senso che al mattino quasi manca il mare da tanto bisogna andarselo a cercare lontano dalla riva e al pomeriggio onde fortissime che scoraggiano qualsiasi tentativo. Quindi prima mattina, abbondante (almeno mi pareva) strato di crema solare, zaino in spalla e andiamo a cercare una spiaggia dove poter fare un bagnetto. Torniamo al villaggio con spalle ustionate e un nulla di fatto. Abbiamo seguito la costa verso est e in quasi due ore di camminata, nulla. Il mare è ancora lontanissimo. Non ci fidiamo a lasciare i nostri averi sulla spiaggia e poi incamminarci per qualche centinaio di metri alla ricerca dell'acqua.
Zanzibar sea (sea??)


Zanzibar (Nungwi)

Accidenti alle maree. E nemmeno vediamo spiagge paradisiache, con chilometri di sabbia bianca e immacolata e le palme come se fosse una cartolina! Si le palme ci sono, ma l'idea che mi ero fatta cercando qualche immagine sul web era completamente distorta.
Zanzibar (Nungwi)
L'unica cosa interessante che riesco a fotografare sono delle "raccoglitrici di granchi" che a piedi nudi cercano nelle pozze lasciate dalla marea che si è ritirata granchi o altri animaletti. Di granchi ce ne sono un sacco. Piccole saette del colore della sabbia, pochi cm di pura velocità che corrono e si infilano in buchi perfettamente circolari.
Zanzibar (Nungwi)
Il pomeriggio trascorre tornando al villaggio, cercando di pranzare (i tempi sono biblici... pole pole!), e relax al sole davanti al nostro hotel. Niente bagno, troppe onde! Uffa. Alla sera decidiamo di prenotare un'escursione per il giorno successivo all'isola di Mnemba, famosa per lo snorkeling. E poi, armati di torcia elettrica  (tratti di strada piuttosto bui) e litri di Autan (zanzare a manetta) ci rechiamo a cena. 
Zanzibar grilled king prawns
Devo spendere qualche parola sul gruppo che si è venuto a creare.  In Thailandia ricordo che nel momento in cui siamo arrivati sull'isola e siamo rimasti "in balia di noi stessi" per i giorni previsti di mare, il gruppo si è immediatamente spaccato in due. Si sono subito creati due gruppetti uno di chi voleva esplorare l'isola, fare mare e relax e uno di chi invece viveva in modalità "notturna". E con qualcuno è capitato di non incontrarsi per nulla per qualche giorno. Questa volta invece, pur con desideri e ritmi diversi, il gruppo era "gruppo". Ci si aspettava per cenare insieme. Si pianificava insieme, poi chi non voleva aggregarsi era liberissimo di non farlo. Non abbiamo passato giorni "tutti-per-mano-trallallà" ma si capiva che c'era feeling tra queste persone assolutamente diverse. E questo è stato molto bello. Un calore umano che traspariva al di là delle cose (semplici) che abbiamo fatto. E' bello incontrare persone così, anche se solo per pochi giorni, grazie ragazzi!!!


Mattino successivo, quindi, diretti a Mnemba. Dopo qualche simpatico incontro sulla spiaggia, raggiungiamo la barca e in circa un'oretta di navigazione arriviamo a quest'isola che è proprietà privata e pertanto non vi si può attraccare, ma nelle acque che la circondano c'è un paradiso sommerso.
Zanzibar (Nungwi)

Towards Mnemba
Mnemba

Il mare è di un turchese limpidissimo, si scorgono già tratti di barriera, ma solo con la maschera e il boccaglio riesco ad entrare in un mondo spettacolare. Le foto sono di Simone, ottimo sub ed ottimo fotografo con macchina fotografica adeguata, che gentilmente mi ha permesso di pubblicarle.

Snorkeling (pesci pagliaccio)- foto Simone Robbiati

Snorkeling (anemone) - foto Simone Robbiati


Snorkeling - foto Simone Robbiati
Snorkeling (razza) - foto Simone Robbiati



Snorkeling - foto Simone Robbiati

Snorkeling (squalo martello) - foto Simone Robbiati
Peccato che... l'acqua sia piena di meduse. Non ho mai sperimentato la medusa. E' vero che sono quelle piccoline e che le "punture" non sono assolutamente dolorose, solo fastidiose, ma è pur sempre una sostanza urticante e come diceva la mia prof. di tossicologia "è la dose che fa il veleno". Quindi temo che a lungo andare l'effetto cumulato possa farsi sentire e a malincuore devo uscire da questo meraviglioso mondo dopo solo una "toccata e fuga".
Ci consoliamo con il pranzo preparato sulla spiaggia (tonno alla griglia con zenzero) e un breve relax su quello che finalmente è il "paradiso tropicale" che aspettavo: sabbia bianchissima e soffice (a parte uno spiacevole incidente con un riccio che lascia infortunato un di noi), palme, acqua calda che non si vorrebbe uscire più. Ma la marea incombe e dobbiamo purtroppo tornare a Nungwi.
Relax tropicale

Relax tropicale
L'ultimo giorno restiamo nuovamente a Nungwi: è tempo di esplorare la zona ovest rispetto a dove siamo noi. Nuovamente ci si rimette in cammino e questa volta raggiungiamo una zona un po' più bella, tanto che riusciamo anche a fare un bagno. E con questo sono riuscita a testare tutti gli Oceani: Atlantico in Portogallo, Pacifico a Los Angeles ed Indiano a Zanzibar!
Durante la passeggiata incontriamo tutti i "resti" che il ritirarsi della marea ha lasciato sulla spiaggia: pelli spinose dei pesci palla, un pesce arenato e purtroppo morto, strani globuli trasparenti in cui galleggia un liquido scuro, conchiglie giganti con il loro mollusco e stelle marine.
Zanzibar (Nungwi)

Zanzibar


Zanzibar (stella marina)

La prima è strana, squamosa, sembra quasi coperta da una pelle di serpente e ha sette punte. La seconda è la classica e perfetta stella rossa. La rimettiamo in acqua perché mancano ancora ore alla marea. Forse le abbiamo salvato la vita!
Zanzibar (stella marina)
Cammina cammina arriviamo a Kendwa la cittadina successiva, dopo aver superato uno scenografico ristorante sul mare. E' qui che riusciamo finalmente a fare il bagno. E poi dopo pranzo è già ora di incamminarsi nuovamente: alcuni tratti che all'andata erano coperti da sabbia ora sono già quasi del tutto sommersi e in un paio di punti camminiamo dell'acqua. Che strane queste maree.
Zanzibar (Kendwa)

Zanzibar


Zanzibar (sunset on the Indian Ocean)
Stasera ci godiamo l'ultimo tramonto sull'oceano: domani ci aspetta l'ultimo giorno e l'ultima fatica del viaggio, la visita delle piantagioni di spezie e del centro storico di Stone Town, la principale città dell'isola. Stanotte rifletterò su questa Zanzibar e vedrò di capire se alla fin fine mi è piaciuta oppure no.

(to be continued)
Valentina
 

martedì 12 settembre 2017

A trip of a lifetime 4 - Lake Natron

Questa mattina dobbiamo lasciare il Serengeti per l'ultima tappa del giro "sulla terraferma": il Lago Natron. A sentire la guida non è lontano, in realtà ci aspettano diverse ore di scossoni in un paesaggio in continuo mutamento. E' vero che è la stagione arida ma di acqua ne abbiamo trovata comunque in giro. Il  fiume Mara, pozze più o meno grandi, rigagnoli.... in uno di questi la nostra jeep si è perfino impantanata durante il guado!
Houston, we've got a problem!
Houston, they've got a problem!
E mentre gli altri ragazzi ci fotografavano con l'idea di vincere magari il premio Pulitzer se fosse saltato fuori all'improvviso un coccodrillo, il buon Gerald ci ha cavato d'impiccio... insieme agli altri autisti!
Houston, we've solved the problem!!
Oggi invece ci stiamo addentrando in una zona assolutamente arida: ovunque sassi e polvere, arbusti rinsecchiti, alberi scheletrici e spogli che si contorcono al sole implacabile. Il colore che predomina è il grigio, in tutte le sue sfumature.
Towards the Natron
 
Towards the Natron
 Siamo nella zona nord, al confine con il Kenya.

Towards the Natron
Dopo una strada interminabile, una sosta forzata per riparazione di una delle jeep (e nel mentre agnello alla brace con patate... mi posso fidare??),  e altra strada a buche e scossoni, ecco che finalmente arriviamo al campo tendato dove passeremo la notte. E' la seconda o terza volta che dormo in tenda, e mai era stato tra pipistrelli, scimmie, zanzare (pericolosissime visto tutto quello che potrebbero trasmettere) e rumori molesti... ma l'eccitazione è tanta. La nostra tenda si chiama "Duma", ghepardo. Tenda con bagno privato e doccia open air, eh!!
Ma prima di concederci l'ultimo sonno "safari" (da domani dormiremo a Zanzibar) ci aspetta l'esplorazione del Lake Natron.
Il gruppo si divide. Alcuni intrepidi decidono di seguire un fiume  e arrivare fino a delle cascate dove faranno il bagno. Io ed altri, invece, per qualche preoccupazione per i parassiti che si possono trovare nelle acque dolci (non è che sono fissata, è pieno di parassiti!il temibile Schistosoma!) e a causa dei ritardi accumulati, non vogliamo perderci il lago e i suoi fenicotteri, così con la nostra guida Masai raggiungiamo questa zona terribile.
Our Maasai Guide

Lake Natron
Terribile perché si sta prosciugando tutta, fino a che non torneranno le piogge a riempirla nuovamente. Ora è una distesa di fango che si sta piano piano seccando e spaccando, un fango grigio scuro su cui camminiamo un po' affondando e un po' scivolando (per fortuna riesco a non cadere), e sulla quale affiorano concrezioni di sale bianco cristallizzato. Spettacolare.

Lake Natron

Concrezioni di sale

In fondo, a distanza di sicurezza, centinaia di fenicotteri, alcuni rosa e alcuni grigi, frugano nell'acqua profonda pochi centimetri alla ricerca di cibo. E ogni tanto spiccano il volo. Vengono qui a deporre le uova tra agosto ed ottobre, quando formano colonie popolate da un numero enorme di esemplari.

Fenicottero grigio


Fenicottero grigio

Fenicotteri rosa
Fenicotteri rosa
Fenicotteri in volo
Restiamo affascinati ad osservarli: qui non c'è abbondanza di specie, ci sono solo loro e il vento che spazza questa distesa silenziosa ed inospitale. Le foto non sono un granché, me ne rendo conto. La distanza gioca a mio sfavore e c'è davvero molto vento, quindi anche con lo zoom non sono riuscita a fare foto perfettamente immobili. Pazienza.

Lake Natron

Qui riusciamo a renderci conto che il tempo è passato, il cielo cambia tinta e si abbassa sull'orizzonte al di là delle montagne. E' ora di tornare al campo....
Sunset
(to be continued)
Valentina